Connessioni lavorative: perché sono necessarie per il successo del nostro lavoro.
C’era una volta il posto fisso dove il famoso “scatto” avveniva per anzianità. Oggi, anche per chi è impiegato pubblico, non è più sufficiente l’anzianità per evolvere la propria carriera. Se è necessario comprendere le nuove dinamiche in ambito pubblico, immaginiamo quanto importante sia comprenderle per un consulente o un dipendente privato!
Questo blog è dedicato alle connessioni lavorative e alla nostra capacità di “fare squadra” per ottenere successo lavorativo.
Questo argomento peraltro mi è molto caro. Basti pensare che molti anni fa brandizzai molti accessori con l’hashtag #IlPiùGrandeTeam. Era proprio un inno al nostro senso di fare squadra, di essere sostegno gli uni per gli altri, di scambiarci professionalità e competenze, era la celebrazione della nostra capacità di lavorare verso un obiettivo condiviso ed univoco, laddove fino a vent’anni fa forse la qualità di “battitore libero” era pure più ambita. Il lavoro armonico svolto in sintonia, cari amici, è ciò che fa davvero la differenza. Per questo motivo, quando ho visto che una nota testata motivava la necessità di creare connessioni lavorative, non ho resistito: ho deciso di farne un blog sul mio sito!
Vediamo subito che significa “fare squadra”. Beh, sperimentare questa dinamica nella nostra quotidianità è facile! Lo sa anche il dipendente pubblico che, alla valutazione della propria performance, vede il peso attribuito alla sua capacità di avere connessioni lavorative proficue con i colleghi. È più difficile invece soppesarla in modo corretto quando dobbiamo prendere decisioni importanti per la nostra carriera.
In particolare vanno analizzate tre situazioni:
1) Se decidiamo di cambiare lavoro. Le domande frequenti in queste circostanze sono “quanto guadagnerò”, “che responsabilità avrò”, “quanto mi appassiona la sfida”.
Di solito siamo disposti a cedere su uno dei tre criteri se gli altri due ci offrono risposte soddisfacenti. Poi, magari si valuta anche la qualità delle persone che ci circondano. Questo criterio è spesso considerato secondario, ma non dovrebbe essere così. Un lavoro che ci appare il più bello del mondo se prevede una compagnia non particolarmente stimolante diventa una trappola terribile. La valutazione del profilo dei nostri futuri colleghi, ma anche di quelli attuali che ci si appresta a salutare, deve essere approfondita durante le transizioni di carriera. Proviamo a conoscerli bene prima di decidere!
2) Se valutiamo un passaggio a forme radicali di smart working. Per molti di noi lavorare da remoto quasi sempre è un’opzione praticabile. All’estero è già una realtà. Sulle conseguenze di questo schema sono stati versati nell’ultimo anno enormi quantità di inchiostro: il remote working è un’opzione da prendere con le pinze. La collaborazione da remoto non è collaborazione. La vita non è una videoconferenza. Collaborare però non significa semplicemente trasmettersi informazioni e discutere, ma significa materialmente passare del tempo insieme, nello stesso luogo, con la testa sullo stesso problema. Ce lo hanno raccontato i docenti e i ragazzi reduci da un anno di DAD.
3) Se valutiamo di metterci in proprio. Negli USA, un terzo circa del lavoro è composto da free lance. Una tendenza in crescita in tutte le economie sviluppate, Italia compresa. Al di là del fenomeno italiano del “falso lavoro autonomo” il numero di persone che lavorano con la partita IVA è destinato a crescere. Alcuni sono lavoratori integrati in organizzazioni più ampie. Molti altri invece sono “soli”, sono “artigiani” gelosi della loro solitudine. Chi sta progettando questo tipo di futuro lavorativo consideri che per quanto siano rare e preziose le proprie competenze, la solitudine le fa invecchiare in fretta. Dobbiamo convincerci che il nostro percorso lavorativo assomiglierà sempre di più al percorso di uno sportivo. Che sia uno sport individuale o uno sport di squadra, l’ecosistema con cui ti confronti cambierà da subito il livello della performance. Partecipare ad eventi aziendali per scambiare biglietti da visita o collezionare follower e interazioni su LinkedIn sono attività utili, ma non hanno nulla a che fare con il crescere professionalmente attraverso la contaminazione con gli altri. I benefici dell’interazione con i colleghi arrivano lavorando sugli stessi progetti, non in modo occasionale. Giocare a tennis con il brillantissimo vecchio amico dell’Università può servire a lucrare qualche opportunità in più, ma non ci rende più bravi. Per diventare più bravi dovremmo lavorare gomito a gomito con quell’amico su un progetto.
Per questo motivo chi si trova in una posizione lavorativa tendente alla “solitudine” dovrebbe impegnarsi a procurarsi opportunità di condivisione progettuale con team qualificati e ingaggiati su sfide interessanti e vi assicuro che funziona perché lo sperimento da oltre vent’anni!
Per concludere, “Vuoi sapere la verità sul tuo lavoro? Guardati intorno e descrivi i colleghi che ti circondano”! Se vuoi fare la vera differenza frequenta #MetodoFormicola per velocizzare, professionalizzare e ottimizzare l’effort lavorativo attraverso strumenti, modalità di lavoro e accrescimento delle capacità di relazione per vivere anche nel posto di lavoro in modo piacevole e appagante.
Con l’augurio che anche voi possiate al più presto trovare il vostro #PiùGrandeTeam, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo blog!
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