Società interconnessa: pro e contro
In ogni cosa c’è sempre la controindicazione. Chiaramente, anche la tecnologia e l’intensificarsi delle interconnessioni producono il così detto rovescio della medaglia. In verità non è l’unico, ma oggi vorrei parlarvi di un aspetto in particolare: il sovraccarico cognitivo.
Stress, livello delle prestazioni mediocri e insoddisfazione professionale: ecco alcuni degli inconvenienti che ricadono su chi non riesce a gestire il costante flusso di informazioni in ingresso. Avete presente il “professionista” (si fa per dire) eternamente sudato, affaticato, di corsa? E’ lui che rappresenta a pieno l’identikit del sovraccaricato frustrato che corre sempre dietro al tempo e badate bene che il suo stato nulla centra con l’incompetenza. Anzi, potrebbe tranquillamente darsi il caso di colui che ha enorme coscienza tecnica, grande cultura ed elevati livelli di conoscenza per la sua materia, ma ahimè è stressato ed offre – come dire – un’immagine anche poco affidabile. Peccato, verrebbe da dire: quanta bravura sprecata!
Capita quando mancano strumenti digitali adatti alla professione ed il lavoro è svolto in modalità ibrida. E’ questo l’assunto a cui giunge una recente ricerca condotta su scala globale da 3Gem per conto di OpenText (il panel italiano era composto da circa 2mila addetti aziendali) che scrive un nuovo capitolo di una tematica che negli ultimi due anni è stata posta al centro dell’attenzione.
Il problema di sovraccarico cognitivo all’interno delle organizzazioni esiste e una delle chiavi per superarlo, come spiegano gli esperti della multinazionale canadese specializzata nelle soluzioni di Information management a livello enterprise, sta nella capacità di saper innovare le modalità di accesso e gestione delle informazioni, trasformando la disponibilità di queste ultime in un vero e proprio driver di crescita. Una vera bacchetta magica che parta dall’organizzazione e che utilizza la tecnologia, trasformandola da carnefice a sostegno. Mica male!
Voglio fornirvi giusto qualche numero per inquadrare meglio il fenomeno, che non è banale! Il sovraccarico di informazioni interessa oltre un terzo dei professionisti italiani (il 36% per la precisione) e la tendenza a trova riscontro in altri Paesi europei (Spagna e Germania), con percentuali di addetti che non riescono a disconnettersi dall’attività lavorativa pari rispettivamente al 34% e al 33%. ancora: oltre la metà del campione italiano conferma di fare uso di sistemi di condivisione file di tipo personale (come per esempio OneDrive, Google Drive o anche WhatsApp) e ammette di utilizzare quotidianamente più strumenti di condivisione per gestire le informazioni delle informazioni fra vari account, risorse, strumenti e app mobili, a dimostrazione del fatto che i dati necessari per portare a termine le attività quotidiane sono distribuiti su un numero sempre maggiore di fonti. Un disastro!
L’effetto negativo di tale “disorganizzazione”? Per metà dei professionisti si traduce in una dispersione di tempo, quantificata in un’ora al giorno, da dedicare alla ricerca sulle reti o su sistemi condivisi aziendali di documenti o dati specifici necessari per lo svolgimento del proprio lavoro.
Il volume e la complessità delle informazioni da gestire porta dunque a situazioni che Antonio Matera, Regional Vice President Sales per l’Italia di OpenText, non esita a definire scoraggiante. “La quantità di dati a disposizione – spiega infatti il manager – sta aumentando esponenzialmente ma ci siamo resi conto che le informazioni di per sé non sono la soluzione, perché è quando vengono raccolte e gestite in modo fluido che si trasformano, rivelano insight e si prendono decisioni migliori. Solo così si può cogliere il vantaggio informativo”.
La dispersione e la cattiva gestione di documenti e comunicazioni non producono solo un effetto negativo in termini di produttività aziendale, ma anche degli impatti negativi sui lavoratori.
Il 43% degli addetti italiani oggetto di indagine, infatti, ritiene che il sovraccarico cognitivo abbia ripercussioni dal punto di vista del benessere fisico e mentale. Non passa però inosservato un ultimo indicatore, che si riflette come tendenza anche su scala globale: causa eccesso di informazioni, un professionista italiano su tre ritiene compromesso il proprio equilibrio vita-lavoro mentre il 42% del campione globale registra un’influenza negativa sul proprio benessere psico-fisico.
Come sempre, io vi lascio con la soluzione per:
• mettere a frutto le vostre competenze tecniche;
• godervi lo svolgimento della vostra professione, qualunque essa sia;
• trasformare le tecnologie da gabbia a sostegno per la vostra crescita personale e professionale.
Si chiama #MetodoFormicola. Da anni noi del Team guidiamo l’impresa verso il successo fornendo strumenti e metodi per coltivare le passioni e trasformare lavoratori disorientati in imprenditori sicuri e al passo con i tempi, senza stress!
Vi aspettiamo: mettete a frutto quella famosa ora trascorsa ad orientarvi nel vostro ginepraio, mentre gestite l’ultima emergenza. Mettete un punto per iniziare a vivere il vostro lavoro in modo piacevole mettendo in equilibrio tutta la vostra vita in modo che famiglia e interessi personali non paghino lo scotto di un lavoro sempre più massacrante.
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