Materie prime: economia a corto di tutto
Sicuramente, e aggiungerei “finalmente”, anche davanti agli occhi dei più distratti, si presenta lo spettro dell’enorme crisi. Eh già! Sarà per la naturale propensione dell’essere umano a non accettare le scosse d’urto, sarà perchè i media hanno concentrato le loro attenzioni sulle questioni della campagna vaccinale, fatto sta che non tutti conoscono l’entità e la gravità della carenza diffusa delle materie prime.
Dal legname alla plastica, passando per i derivati del petrolio, non si contano più le materie su cui si registra la mancanza su scala mondiale e questo potrebbe causare rallentamenti anche sul nostro PNRR, il famoso piano nazionale di ripresa e resilienza italiano.
Ricostruiamo gli eventi per spiegare il caos economico che, benché non se ne parli, non ha precedenti nella storia moderna e che non sarà neppure risolto a breve. Ciò significa che i prezzi dell’energia resteranno molto alti. Il primo motivo è dato dall’emergenza pandemia, sui quali hanno inciso anche alcuni sfortunati eventi.
In un articolo pubblicato su Bloomberg leggiamo il parere di Tyler Cowen, l’esperto di economia che spiega le cause della crisi: “i problemi della catena di approvvigionamento mondiale sono più persistenti e più gravi di quanto si pensasse in precedenza” ma soprattutto che “non c’è nessuna semplice soluzione” e “nessuno sa davvero quando la situazione migliorerà“.
In compenso, come viene evidenziato dallo stesso esperto, è almeno – in parte – possibile ricostruire in che modo siamo finiti in questa situazione senza precedenti, ed è qui che entra in gioco la gestione della pandemia Covid-19 e quegli sfortunati eventi che hanno riguardato sia i trasporti che l’energia e i chip semiconduttori di alta qualità.
Inoltre, “Un robusto commercio di beni durevoli ha messo a dura prova container, navi e operazioni portuali in tutto il mondo” ricorda Cowen, sottolineando l’impennata dei prezzi dei container che, come abbiamo visto qualche settimana fa, ha costretto alcune delle principali compagnie di trasporto a bloccare le tariffe.
Si è innescato, in parole povere, una sorta di effetto domino, per cui ogni effetto prodotto ha dato una causa che, a sua volta, ha costituito causa di un altro effetto.
I rallentamenti dei trasporti ha prodotto il razionamento dei servizi relativi ai trasporti, e questo rallenta ulteriormente gli scambi di merci.
Ci sono molti fornitori che chiedono componenti commercializzati a livello internazionale, che sono indispensabili per completare la produzione e quindi la distribuzione dei relativi beni e servizi, e che si trovano costretti ad attese spesso difficili da preventivare. E ancora una volta si torna al problema d’origine: le misure restrittive imposte in molti Paesi in chiave anti-contagio.
Infatti come ci spiega Cowen “molte parti del mondo stanno affrontando carenze di manodopera, in quanto le persone non sono sicure di come riconfigurare il proprio futuro lavorativo post Covid, o in alcuni casi le misure introdotte dal governo impediscono loro di lavorare. Questo determina ulteriori ritardi nella rete di distribuzione“.
Sulla questione crisi energetica invece possiamo dire che non era esattamente il momento migliore per scommettere su fonti di energia alternativa, o magari non era il caso di mettere il mondo in lockdown per mesi, visto che avevamo deciso di scommettere sulle rinnovabili e ridurre l’utilizzo delle fonti di energia tradizionali, riducendo di conseguenza i livelli di scorta. Insomma molti Paesi si sono esposti proprio nel momento sbagliato, ed ecco il risultato.
Nel pezzo di Cowen pubblicato su Bloomberg leggiamo a tal proposito che “molti Paesi hanno cercato di passare a forniture di energia più verdi, ma senza prima disporre di alternative sufficienti. Giappone e Germania hanno deciso di abbandonare i loro precedenti impegni sull’energia nucleare e, più recentemente, la Cina ha visto carenze di energia“.
Eppure fino ad appena un anno fa dal punto di vista energetico sembrava che tutto filasse liscio, è stato con la ripresa post lockdown e post restrizioni che il gas naturale ha iniziato a scarseggiare.
Ed eccoci all’aumento dei prezzi del gas, con un incremento che nell’ultimo anno ha raggiunto il 700% nel Regno Unito, e negli altri Paesi d’Europa le cose non vanno meglio, senza contare il rischio di rimanere a corto di fornitura, cosa quest’ultima che riguarda soprattutto i Paesi con le scorte a livelli particolarmente bassi e al tempo stesso più esposte a temperature rigide nell’invernata, come in primo luogo la Germania.
La questione energia riguarda poi da vicino la produzione, essendo un “input significativo nella produzione di molti altri beni e servizi” ed ancora una volta gli effetti sono a catena e finiscono con il coinvolgere altri settori dell’economia.
Infine, c’è il problema della carenza di chip per computer di alta qualità. L’economia globale dipendeva già troppo da due Paesi per l’approvvigionamento: Taiwan e Corea del Sud.
Oggi siamo in carenza perché le fabbriche di chip sono state chiuse durante i blocchi, una serie di sfortunati disastri naturali ha danneggiato l’offerta di chip e la domanda di chip è aumentata con l’aumento della domanda dei consumatori di beni durevoli come automobili ed elettrodomestici.
La causa principale, come vediamo, è ancora una volta la politica del lockdown con cui molti Paesi hanno deciso di gestire la diffusione del Sars CoV-2, e la sfortuna ci ha messo del suo. Le conseguenze le vediamo su tutti i prodotti che contengono chip, e in particolare sul mercato dell’automobile che ha subito un notevole rallentamento nella catena di produzione e di conseguenza di distribuzione. Ne deriva che i prezzi, sia dell’usato che del nuovo, sono rimasti alti.
Nel quadro complessivo quindi troviamo da un lato i ritardi negli scambi, la carenza di materie prime e in particolare di chip, i maggiori costi commerciali e di trasporti, la crisi energetica.
Dall’altro lato troviamo i consumatori soprattutto di Europa e Usa, che sono quelli che complessivamente hanno subito lockdown e restrizioni più severe, che hanno risparmiato notevoli quantità di denaro nel 2020 e che con la fine della fase più acuta dell’emergenza a partire dal 2021 hanno iniziato a spendere.
La situazione è molto grave, ma nessuno lo spiega bene e al TG sentiamo parlare solo di Covid19: forse la prima carenza è proprio quella informativa che rende le persone poco consapevoli e soprattutto poco padrone del loro futuro.
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