La leadership politica e aziendale: le nuove dinamiche. Impariamo a realizzare il nostro modello professionale.
Qualche tempo fa, Klaus Schwab, Presidente del World Economic Forum, ha aperto a una riflessione sulla crisi della leadership politica e aziendale e sulla necessità di un modello di governance 4.0, in grado di affrontare le sfide future. L’attuale scenario di riferimento, caratterizzato da forte disorientamento, esige l’applicazione di nuove formule per creare o rafforzare la capacità di essere e di rappresentare una guida nei vari contesti sociali, professionali e non solo. Il futuro è mutevole e mai come adesso i modelli di leadership classici rappresentano stereotipi passati, un po’ da boomer come direbbero i giovani. Questa ineguatezza vive nelle aziende e vive anche nella politica. Soprattutto i fenomeni di frammentazione sono amplificati dalle conseguenze legate a due anni di pandemia, come ad esempio la great resignation, la fuga dal posto di lavoro.
I dati ci dicono che nel 2021, negli Stati Uniti, 4,53 milioni di persone hanno lasciato volontariamente il lavoro mentre in Italia, nei primi dieci mesi dell’anno appena trascorso, in quasi 800mila hanno abbandonato la loro posizione a tempo indeterminato, 40mila in più rispetto al 2019. Dal confronto tra il 2020 e il 2021, inoltre, emerge che le persone, nell’approcciarsi a una nuova occupazione, danno più rilevanza a: flessibilità, +12,3%, cultura aziendale inclusiva, +7,3% ed equilibrio vita privata-lavoro +6,3% . Sono proprio queste le nuove sfide che impongono il cambio di paradigma.
Alla luce di tutto ciò, dunque oggi riflettiamo su quali debbano essere le abilità che un leader deve possedere oggi. Sicuramente, una delle caratteristiche dei leader, emersa con forza negli ultimi tempi, è quella della gentilezza: il leader gentile è colui che pratica l’ascolto ed è empatico, inoltre non nasconde le emozioni, ma lavora su di esse per favorire una maggiore coesione e responsabilizzazione del proprio team.
Le organizzazioni guidate da leader gentili sono peraltro più attrattive per i talenti: la gentilezza, infatti, genera motivazione e senso di partecipazione alle decisioni. Queste sono le caratteristiche di un leader efficace ed appare evidente che occorre ripensare il nostro ruolo. Il supporto alla formazione del capitale umano deve essere accelerato e indirizzato verso competenze che alimentano visione, resilienza, apprendimento costante, e non emergenziale. E’ necessario avere un nuovo tipo di conoscenza: aperta, flessibile, pronta ad adeguarsi alle trasformazioni e che si declina su parametri dell’innovazione continua. Si tratta di attuare una vera rivoluzione culturale e professionale non solo dei leader, ma anche di istituzioni e professionisti dediti alla formazione delle leadership con il “creative thinking” per stimolare, motivare, trovare nuove soluzioni a nuovi problemi per poter reagire rapidamente ai cambiamenti. E’ necessario sempre adattarsi per attuare davvero questi nuovi modelli di business e metodi di lavoro, in modo sostenibile anche instaurando solide partnership strategiche con tutti gli stakeholder attorno all’azienda.
Infine, c’è un altro suggerimento che aggiungerei per allenare la nostra capacità di gestire la complessità e i processi decisionali: l’ottimismo! Un leader deve essere in grado di infondere un pensiero positivo e, consapevole delle proprie competenze, deve andare oltre le proprie paure. Orientamento alla strategia e intelligenza emotiva fanno il resto, affiancate dalla capacità di seguire il proprio istinto nel produrre idee brillanti e di pianificare a lungo termine in maniera strategica.
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